Peso | 0,30 kg |
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Dimensioni | 16 × 23 cm |
Rilegatura | Brossura |
Anno di pubblicazione | 2019 (seconda edizione) |
Pagine | 264 |
ISBN | 9788864644790 |
La chiesa romanica di San Michele Extra e i suoi affreschi
di Gerardo Carcereri
“Non c’è vita fuor dalle mura di Verona, ma solo purgatorio, tortura, inferno.” (Romeo e Giulietta, Atto III)
Eppure nella chiesa romanica di san Michele extra, appena fuori da queste mura, v’è una sublime visione del Paradiso. Nel vasto affresco del suo coro monastico infatti si può ancora contemplare la scena finale del Paradiso dantesco (Par. XXXIII. 115-132). Essa fu dipinta quando vi era badessa Francesca Della Scala, figlia di Cangrande I – il Signore di Verona al quale Dante aveva dedicato il suo Paradiso – e vi erano monache tre nipoti del sommo vate: Gemma, Alighiera e Lucia.
Sulla destra si erge la figura di San Bernardo – grazie al quale fu concessa a Dante la visione del Dio trino – proprio accanto ad una mandorla trinitaria formata da “tre giri” (archi dell’iride, e non già cerchi) “di tre colori e d’una contenenza”. Il giro o arco inferiore – quello del Figlio – “come iri da iri, pare riflesso” di quello superiore – del Padre – “e il terzo” – ‘arcobaleno profondo dello Spirito – “pare foco” che irradia luce e faville negli altri due (“quinci e quindi igualmente spira”). Guardando poi nel secondo arco, lo si vede “pinto della nostra effige”. Si scorge cioè in esso il volto del Cristo – il Crocifisso – identico, come in ogni altro “Trono di grazia”, a quello del Padre.
Al nostro triplice arcobaleno fanno infine da corona i simboli del creato, che qui a noi tutto “si squadérna”: i clipei dei quattro “esseri viventi” (uomini e animali), il fregio fitomorfo e i lapidei segnaposti delle monache (regno vegetale e minerale). La Trinità qui dunque ci appare – come già a Dante – “un riso dell’universo” (Par. XXVII, 4).
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