Non è solo il libro della storia di un uomo ma è molto di più, uno scorcio di vita passata, il racconto personale di uno dei momenti più bui della storia umana, narrata però con una scorrevolezza inaspettata e tanta genuinità.
Guido Banterla racconta la vita del padre durante il fascismo e la seconda guerra mondiale. Iniziando dalla giovinezza quando a 11 anni rimasto orfano ha dovuto lavorare per sostenere la propria famiglia, la narrazione passa così alle leggi razziali del 1938, al lavoro in Germania, al ritorno per fare il militare, dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, all’8 settembre del 1943 (armistizio).
Nel campo di sterminio di Mauthausen
Il racconto prosegue con il ritorno a casa a Verona, dove diventa partigiano della “RYE”, viene arrestato e torturato da fascisti e nazisti, e poi deportato nel campo di smistamento del lager di Bolzano, l’anticamera del campo di sterminio di Mauthausen.
Qui subisce un processo di spersonalizzazione e di abbrutimento sia fisico che mentale. Dopo qualche mese dalla liberazione dal campo (5 maggio 1945) ritorna a casa, dove incontrerà molte difficoltà a reinserirsi nella nuova vita di ogni giorno, cercando soprattutto di dimenticare. Solo dopo trent’anni da quella esperienza farà riaffiorare i suoi ricordi convinto che quando tutti i superstiti di quella tragedia saranno deceduti, sarebbe toccato alle nuove generazioni aprire le menti, imparare dal passato per essere capaci di pensare, di riflettere, di costruire, mai eliminare perché eliminare e non ricordare non è la soluzione.
Il titolo “ mi aspetta il paradiso” sembra molto presuntuoso, ma chi lo leggerà capirà che non è così. I fatti narrati sono la pura e triste realtà anche se il libro evita i particolari più atroci per soffermarsi sulle offese al singolo, dalle percosse alle umiliazioni fisiche, lasciando il lettore allibito per le sofferenze. Un libro che si legge facilmente e in poco tempo ma che ti invita a porti quesiti e riflessioni.
Una delle recensioni più significative: emozionante, pieno d’amore, tragicamente vero, ogni parola ti squarcia il cuore. Da leggere per pensare e non dimenticare.
Guido Banterla
Sabrina (proprietario verificato) –
Leggere “Mi aspetta il Paradiso per me è stato come entrare nell’inferno Dantesco” ogni baracca del lager mi è sembrata che corrispondesse a un girone, solo che quelli della Divina Commedia erano frutto dell’immaginazione del poeta, mentre i fatti narrati nel libro di Guido Banterla sono la pura e triste realtà .
Il libro evita i particolari più atroci per soffermarsi sulle offese al singolo, dalle percosse alle umiliazioni fisiche, lasciando il lettore allibito per le sofferenze.
Quasi tutti i superstiti di questa tragedia sono deceduti e allora tocca alle nuove generazioni aprire le menti, imparare dal passato perché dobbiamo essere capaci di pensare, di riflettere, di costruire e quando è necessario ricostruire mai eliminare perché eliminare non è mai la soluzione.
Luchino (proprietario verificato) –
Agli inizi degli anni 80 ebbi la fortuna di avere avuto il prof. Guido Banterla come insegnante, al tempo ci aveva solo accennato della prigionia del padre e di quanto fosse difficile per lui raccontare quanto aveva vissuto.
Ora, avendo letto il libro, si può solo intuire quanto certe ferite non si possano rimarginare.