Dante e Verona

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di Antonio Avena e Pieralvise di Serego Alighieri

(a cura di Gian Paolo Marchi)

Diffuso nell’estate 1921, il volume Dante e Verona fu accolto con vivo interesse sia dalla critica accademica che da qualificati lettori, che espressero il loro giudizio in lettere e recensioni, di cui si pubblica qui per la prima volta una scelta significativa. Particolarmente interessante è il caso di Benedetto Croce, che nel discorso sul «carattere della poesia di Dante», tenuto a Ravenna il 14 settembre 1920, aveva insistito sulla necessità di «sgombrare lo studio della Divina Commedia da tutto il peso delle interpretazioni politiche, morali, biografiche, allegoriche, che vi hanno aggiunto i commentatori», mentre in lettera dell’ottobre 1921 lodò la pubblicazione veronese, che pur era costituita da contributi di carattere storico-filologico, non senza qualche indulgenza nei confronti della minuta erudizione, come nell’indagine di Bashford Dean sulla (presunta) staffa del cavallo di Cangrande conservata nel Metropolitan Museum di New York.

Tra i saggi contenuti nel volume spicca quello su Verona ai tempi di Dante di Luigi Simeoni, che vaglia attentamente — tra l’altro — le fonti relative ai magnalia di Cangrande esaltati anche da Julius von Schlosser nel suo libro sull’Arte di corte (1895).

Non meno interessante la recensione di Federico Chabod all’appassionato contributo di Luigi Carcereri Politica dantesca e politica scaligera: recensione che si pone come rigorosa messa a punto del caso veronese nell’ambito delle controversie tra papato e impero.

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Author: Gian Paolo Marchi

Più si studiano i libri vecchi e più ci si accorge, talora con istupore, talora con un malizioso compiacimento contro gli arroganti iniziatori del nuovo, che già quei libri vecchi dissero, sia pure a modo loro, molte delle cose che noi stimiamo di volere e di saper dire per primi…

Guido Mazzoni, Senatore del Regno
Dante e Verona, p. 255.

 

Antonio Avena

Antonio Avena (Verona, 23 maggio 1882 – Verona, 9 ottobre 1961) è stato uno storico italiano. Fu direttore del museo civico veronese e sostenitore della tutela del patrimonio artistico e architettonico della città di Verona.

I suoi studi giovanili riguardarono in particolare argomenti letterari legati al Petrarca e alla storia italiana risorgimentale e alla condizione veronese durante la dominazione austriaca.

In seguito i suoi interessi si diressero verso la storia dell’arte e la storiografia veronese. Inizia a collaborare a Madonna Verona, bollettino scientifico fondato nel 1907 da Giuseppe Gerola direttore del museo Civico.

Nel 1915 viene nominato direttore (a seguito della rinuncia da parte di Gerola nel 1910) del museo e si occupò di mettere al sicuro, a Firenze, le opere custodite per salvaguardarle dallo scoppio della prima guerra mondiale.

Nel 1920 divenne direttore dei musei Civici d’Arte, carica che manterrà fino al 1955. In questo periodo è promotore di numerose iniziative. Si occupa della sistemazione del Museo di Castel Vecchio (tra il 1924-1926, assegnando i lavori all’architetto Ettore Fagiuoli) e dei palazzi della provincia e prefettura (1928-30). In seguito fu protagonista dei lavori per la ricostruzione dell’Arco dei Gavi, della sistemazione della tomba di Giulietta e della casa di Giulietta (1935). Si occupò, nel 1937-38 dell’allestimento del museo di palazzo Forti.

Nel 1921, in occasione dell’apertura della tomba di Cangrande della Scala pubblica un’interessante relazione in proposito. Sempre in quell’anno si occupa dei restauri del chiostro di San Girolamo al teatro Romano e la sistemazioni di alcune sue sale museali.

Nel 1923 presenta il suo progetto relativo al museo civico di Castelvecchio. Grazie al sostegno del Ministro delle Finanze veronese Alberto De Stefani, l’edificio passa di proprietà dai militari al Comune di Verona in tempi brevi e Avena può quindi trasferirvi le collezioni che si trovavano accatastate dal 1857 a palazzo Pompei.

Durante la seconda guerra mondiale, Avena si occupò di nuovo di preservare le opere d’arte veronesi. Tentò inoltre di difendere il ponte Scaligero e il ponte Pietra dalle mine tedesche.

Raggiunta la pensione nel 1955, continuò comunque, fino alla morte, a difendere e a valorizzare il patrimonio storico e artistico cittadino.

(estratto da Wikipedia)

 

Pieralvise di Serego Alighieri

Pieralvise di Serego Alighieri è uno degli ultimi discendenti diretti del Sommo Poeta. Vive nella provincia di Verona, ancora nella tenuta acquistata da Pietro Alighieri (figlio di Dante Alighieri e Gemma Donati) il 23 aprile 1323 e dove la sua famiglia da generazioni produce vini di alta qualità.
E’ omonimo dei quel Conte Pieralvise di Serego Aligheiri che nel 1921 – il seicentesimo anniversario dantesco – curò l’edizione originale di questo libro.

Chi sono e dove visono oggi i discendenti di Dante

 

Nel 1921 a celebrare i seicento anni dalla morte di Dante Alighieri, Pieralvise di Serego Alighieri fece pubblicare e generosamente diffuse il volume “Dante e Verona” a cura di Antonio Avena e sua.
Oggi, cento anni dopo, onorandone il settimo centenario, grazie al prezioso contributo di Gian Paolo Marchi che nella puntuale introduzione ripercorre il contesto di quel periodo storico e grazie al fattivo apporto di Marco Fill con la sua QuiEdit, si è ritenuto fosse giusto riportarlo alla luce, realizzandone una ristampa che esalti il pregio della pubblicazione originale e il valore ancora ben vivo degli studi in esso contenuti.

La nuova edizione vuole essere un dovuto omaggio ai curatori di allora, agli appassionati di oggi, a Verona ed al suo antico e rinnovato legame con il Sommo Poeta.

Pieralvise di Serego Alighieri, 2021

Peso 0,50 kg
Dimensioni 16 × 23 cm
Rilegatura

Cucita, con alette (contiene foto in bianco/nero)

Anno di pubblicazione

2021

Pagine

425

ISBN

9788864646282

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