Presentazione Trilogia Anziani nel Terzo Millennio, 28 Maggio 2023
È domenica 28 Maggio 2023, sono le ore 17:30 ed in Via dello Zono 5 a Modena si tiene quella che è narrazione del “viaggio editoriale” che ha portato alla creazione della trilogia Anziani nel Terzo Millennio, pubblicata dalla QuiEdit, di Verona.
Parlo di viaggio perché, come racconta fin da subito il curatore della trilogia Dario Ghelfi, ciò che ha permesso l’ideazione e la stesura di questi volumi è stata proprio una riflessione personale e poi collettiva, che è maturata nel periodo dell’epidemia e che ha avuto, in considerazione del fatto che gli anziani hanno pagato il tributo più alto al “covid”, come fulcro la domanda: chi sono, appunto, gli anziani del terzo millennio?
Gli anziani dagli anni Ottanta ad oggi


Il primo relatore dell’incontro è stato Tullio Sorrentino, professore di storia e filosofia (al liceo Wiligelmo e all’UTE di Modena). Il suo intervento si è focalizzato su quanto avvenuto dal 1980 fino ad oggi nella società, con particolare attenzione al reddito, alla libertà personale e alle prospettive della vita di tutti noi, ai cambiamenti generazionali, che hanno profondamente modificato, le nostre visioni del mondo, del suo passato, del suo futuro. Ci si è chiesti come il miglioramento generale, qualitativo e quantitativo della vita, abbia cambiato gli status sociali; in particolare, come la figura dell’anziano e la pratica dell’educazione permanente siano cambiati e come sia eventualmente cambiata la qualità della vita degli anziani stessi. Si è così arrivati a discutere del modello pedagogico interculturale ed intergenerazionale dell’UTE di Modena, delle sue proposte nei vari ambiti culturali, della sua apertura ideologica e generazionale. L’UTE, come sottolinea il relatore, ha abbracciato il modello del Life Long Learning, che si basa su una qualità del tempo, che si muove ininterrottamente attraverso una prospettiva pedagogica aggiornata ed una formazione storico-culturale solida, per una Pedagogia che sia impegnata nei confronti della Terza Età.


Dario Ghelfi, proseguendo nel discorso, introduce “il come” si sia arrivati alla scrittura di questa trilogia. Narra, così, come l’input ideologico sia avvenuto nel “periodo Covid”. La figura dell’anziano era al centro del dibattito. Da una parte era quasi colpevolizzata; una considerazione cinica, questa, mai espressa apertamente, ma probabilmente condivisa a livello di quei giovani (non “nipoti” crediamo) che consideravano negativamente il “chiudere” il Paese, per una malattia che colpiva essenzialmente gli anziani, che comunque sarebbero morti di per sé, si suppone in tempi brevi, data l’età. Dall’altra la pretesa di difenderli, rinchiudendoli. E, ancora, le ipotesi più svariate in ordine alle età del pensionamento. Con una contraddizione. Al tempo del lockdown, un’altissima percentuale della popolazione attiva restava comunque al lavoro (sanitari, forze dell’ordine, forze armate, logistica, produzioni essenziali …), mentre le scuole erano chiuse. Chi poteva accudire ai bambini dei genitori al lavoro, se non i nonni (e fortunati coloro che avevano a disposizione questa risorsa). Nemmeno il lavoro da remoto, lo smart working poteva risolvere il problema: come lavorare in casa con uno o due bambini piccoli in perenne movimento. E chi poteva prendersi cura dei piccoli studenti, “impegnati” nella didattica a distanza?
Insomma, una contraddizione, questa, che ha portato a interrogarsi, o meglio, a re-interrogarsi, su chi sono gli ‘anziani’? Gli anziani hanno giocato un ruolo importante (lo abbiamo visto nel ruolo di nonni “tuttofare”) durante la pandemia; ma, certamente quelli autosufficienti e in salute, un ruolo lo svolgevano anche prima!
Ed è da questa domanda che nasce il primo libro Anziani nel Terzo Millennio, una raccolta in prima persona di narrazioni su riflessioni e/o esperienze, in cui emerge il profilo sfaccettato e multicolore della figura dell’anziano. Ogni autore (si tratta di un libro scritto a più mani) porta nel proprio contributo il proprio ‘Io’, la propria esperienza di vita, e facendo ciò risponde al ‘chi è l’anziano?’, al ‘chi sono io?’. Risposte tutt’altro che scontate emergono allora.
Si sottolinea, a questo punto, la necessità che ha l’anziano di “rimanere nel mondo”. L’importanza di continuare ad apprendere, non escludendo alcun sapere. Emerge il problema della tecnologia, specificatamente della rivoluzione informatica che comporta una nuova alfabetizzazione, l’appropriarsi di nuovi strumenti, con l’obiettivo di padroneggiarli, dal personal computer alla telefonia mobile, fino alla “fusione operativa” tra PC e smartphone (se non ci si sa muovere in questa nuova dimensione, si è cittadini di serie “B”, incapaci di svolgere autonomamente le funzioni tipiche della vita quotidiana). Un’alfabetizzazione che necessita però non solo dell’acquisizione dei fondamentali d’uso, ma di un insegnamento che proponga stimoli, perché la pratica operativa ha bisogno di essere sostenuta, incentivata dalla “voglia di fare”, pena l’immancabile dispersione delle competenze acquisite. Nel volume c’è anche una testimonianza, l’esempio di quello che si potrebbe definire il ‘testamento culturale’ dell’autore, che usa le competenze acquisite, utilizzando software specifici per raccontare (film maker) della vita sua e di quella della nipote.
Anziani, passato e presente
Terminato il racconto di questa testimonianza, è Rosanna Sotgiu a proseguire nella narrazione. E lo fa attraverso una lettura “immersiva” di uno spezzone di un viaggio, della Prof.sa Carla Bertacchini, presente nel secondo libro della trilogia I nostri viaggi. I nostri ricordi. Una lettura che ha fatto emergere emozioni e ha creato immagini dai colori malinconici. Perché anche questo è la trilogia, il racconto al passato di qualcosa che più non c’è, ma che comunque è e rimane parte della persona.
Dario Ghelfi riprende la parola sottolineando come questo secondo volume si sia focalizzato su un’idea di viaggio che è risultato dell’incontro tra la cultura e il muoversi ai vari angoli del mondo: ogni capitolo, ogni racconto, è infatti anticipato da un’introduzione storico-culturale del Paese o del territorio oggetto del viaggio (o seguito da una sorta di postfazione, avente gli stessi intenti). Questo perché il viaggio è solo la meta finale di un percorso fatto di letture e di ricerche (che vanno a costituire la vera identità del luogo).
Gli anziani e l’intrattenimento
Il terzo volume, Come sognavamo, è invece dedicato all’attività educatrice, svolta, nel passato, dagli autori. Anch’esso composto di più contributi, riguarda specificamente diversi argomenti: la letteratura, i fumetti, il cinema, il cinema d’animazione, le figurine. Dal recupero e ricordo di queste ‘colonne portanti’ dell’infanzia si arriva ad una loro critica.
Una parentesi è stata poi dedicata ad un altro volume, Doctor Livingstone… I Presume, una grammatica inglese. Qui la Prof.sa Sotgiu si è soffermata sull’importanza della spiegazione grammaticale, appunto, tanto più che in un contesto educativo per adulti, è necessario fare leva sul capire la regola, piuttosto che sul memorizzarla (come spesso succede nell’approccio scolastico classico). E’ intervenuta poi la Prof.ssa Devoti, altra autrice del testo, parlando della sua modalità di insegnamento della lingua: prima un approccio comunicativo alle lingue e solo successivamente quello sintattico. La grammatica delle lingue diventa così terreno di apprendimento pedagogico-educativo, in cui le modalità di insegnamento prevalgono di importanza rispetto il contenuto della sintassi.
Il convegno si è poi concluso con una riflessione-discussione che ha coinvolto più autori presenti, in primis Dario Ghelfi ed il Prof. Sorrentino. L’idea di un possibile libro futuro, focalizzato sui viaggi europei, ma con un forte taglio culturale; la sottolineatura della necessità di dare strumenti utili (come lo è il critical thinking) per poter fare scelte ragionate. Ed infine, un’attenzione ad una didattica in cui competenze passate-storiche interagiscano con saperi e conoscenze “nuove”.
Si conclude, così, il convegno con un consiglio, che è anche risposta alla domanda su ‘chi è l’anziano?’ Il passato base non solo del presente, ma anche del futuro. Il nuovo e il diverso troveranno così, un terreno da percorrere privo di timori e di paure.