La sorgente della poesia non fu la pagina scritta, fu bensì la voce che il poeta dedicava all’ascolto subito ed al ricordo poi.
Torna incantevole la memoria remota di figure attente al dire di colui che narrava cose più antiche ancora, sperdute in un passato infinito. Ciò accadeva assai prima dei papiri segnati, quando aleggiavano le frasi per l’aria, consacrate alla fantasia. Erano racconti orali, simili alla musica delle fronde nel verde o dei flutti nelle fonti.
Occorsero millenni, affinché sulle membrane prima e sulla carta poi venissero impressi i caratteri, onde la poesia sarebbe stata scritta. Ma fu una perdita la scrittura, relegando la memoria infinita dentro i limiti della parola, quando andarono perduti gli eterei echi poetici.
Al fine di tornare all’incanto aereo, onde la poesia nacque, si può ricorrere alla voce soltanto, così come accadeva tanti millenni addietro.
I Cicli Letterari della Biblioteca Virtuale
Varando Cicli Letterari affidati ad una Biblioteca Virtuale, ossia alla voce narrante, La Società letteraria di Verona e la Casa editrice Qui Edit inaugurano un ritorno alle origini, dette e non scritte della poesia.
Viene la voce registrata dentro una sorta di scrigno, dove attingere per ascoltare e riascoltare racconti dedicati a poeti sommi.
Il Cicli di inaugurazione
Inaugurano tali Cicli, tre lezioni, tenute da Ernesto Guidorizzi e da Elisabetta Zampini.
Nacque il Ciclo primo delle Lezioni nell’occasione dell’Anno Dantesco, 2021 e fu dedicato a frammenti luminosi della Divina Commedia. Vi successe il secondo Ciclo delle Lezioni, dedicato ai fragmenta di Petrarca. Ed il terzo, dedicato a Marcel Proust, nel suo centenario, l’anno 2022.
La poesia di Dante Alighieri
Scioglie la voce narrante il racconto universale della selva oscura, ovvero della notte perenne, onde il disperarsi eterno nella condanna, dopo le cadute colpevoli. Ma eleva il poeta sommo il suo dire al guardare in alto, sapendo il sole, il quale torna ad ogni aurora, illuminando di speranza il giorno e la dolce stagione. L’accompagnano Virgilio, la poesia, e Beatrice, la bellezza femminile.
Conducono la poesia e l’amore all’incanto del paradiso giù in terra, ossia il verde delle fronde e lo scorrervi puro dell’acqua. E conduce infine all’azzurro sublime, dove s’avvicina l’umano al Divino.
La poesia di Francesco Petrarca
Come Dante innalza la cattedrale corale verso il cielo, così Petrarca si volge alla solitudine contemplativa. Egli narra il viaggio tutto interiore, il quale va dalla passione terrena alla contemplazione celeste, recando immagine meravigliosa la donna amata. E s’apre la bellezza dell’erba, dove lei, la bellezza femminile aleggia. Delle foglie, tra le quali indugia. Accanto all’acqua, dove specchia l’incanto suo proprio, insieme con l’incanto della natura intorno.
Aristocratica si dona allora la poesia, dedicata agli sguardi da tutti lontani, quando vale assai più degli esseri umani la bellezza d’una foglia, d’una stilla, della donna amata. Celeste il suo sguardo come celeste splende il cielo in attesa.
La poesia di Marcel Proust
Lo scrittore più liberamente spontaneo, sciolto da ogni tradizione letteraria, s’abbandonò, senza reticenza alcuna a narrare l’intimità più riposta. Vi sciolse un idioma senza norma sintattica, ma fluente come un fiume che va tra sponde fiorite, le quali mandano profumi ai respiri e colori agli sguardi. E poiché sono gli anni primi della vita i più poetici, ecco l’apoteosi della memoria, quale sorgente d’immagini tanto remote quanto incantevoli. Così come un giardino passato, un prato trascorso, un viso lontano. Ecco dunque tornano a farsi contemplare, dalla memoria richiamati e dalla poesia serbati, un fiore, un’onda, un sussurro, un aroma, una figura.
Ernesto Guidorizzi
Ernesto Guidorizzi ha insegnato Teoria della letteratura all’ Università Ca’ Foscari di Venezia. E’ stato direttore delle attività culturali della Società Letteraria di Verona. Esperto del pensiero e delle opere di Goethe, è autore di numerosi libri, il più recente dei quali è “Leggendo la Divina Commedia – Il Sole”.
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Elisabetta Zampini
Elisabetta Zampini vive ed insegna a Verona. Si dedica allo studio della letteratura, in particolare alla poesia italiana fra Otto e Novecento. Insegna Letteratura italiana alla Fondazione Toniolo, collabora con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Scienze della Formazione. Oltre ai saggi su riviste letterarie, ha pubblicato le raccolte poetiche Acqua e Menta (2006), Riverberi (2011) e le monografie Nel grido d’una gioia. La voce di Ida Vassalini, Verona 1891 – Milano 1953 (2013) e Sognando un dolce andare, Rufina Ruffoni: una grande poetessa dimenticata (2015), Premio Fratelli Vassalini 2016 dell’Istituto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia. Attualmente sta curando proposte didattiche sulla poesia nell’educazione letteraria per la scuola primaria.